Ernesto Mattiuzzi  (1900 – 1980) 

… Credo si possa affermare che un’analisi critica dell’opera di Mattiuzzi non è stata mai compiuta e neppure tentata. Nonostante il gran numero di citazioni in Enciclopedie e volumi di storia dell’arte, nonostante la larga massa di articoli dedicati a Mattiuzzi, in genere non si è andati al di là di una definizione formale della produzione dell’artista. Tutto questo è avvenuto non per cattiva volontà della critica, ma semplicemente perché l’opera di Mattiuzzi mi pare si inquadri al di fuori degli schemi tradizionali. Si tratta in effetti di un’esperienza pittorica la quale attua nell’ambito della rappresentazione figurativa la catarsi linguistica solitamente realizzata attraverso sperimentazioni di più rilevante configurazione polemica. Non essendo per altro indispensabile agli scopi dell’arte anche il clamore pubblicitario (per converso essenziale agli scopi – secondari per ciò che qui ci riguarda – della commercializzazione dei prodotto artistico, tanto più in una società consumista, come la nostra) potrà, prescindersi dalle apparenze per valutare nella giusta misura l’attualità della pittura di Mattiuzzi. Manca, come accennato, per una catalogazione ufficiale in senso sperimentale l’intenzione di negare validità alla tradizione figurativa. Manca del resto a Mattíuzzi la volontà di un’adesione incondizionata agli intenti obbiettivanti propri della tradizione. S’intenderà come da ciò consegua la difficoltà di una sistemazione secondo gli scherni critici consueti. Difficoltà superabile. Se si considera che Mattiuzzi non accetta la semplice dimensione della resa del reale (più o meno moderata da fenomeni intimativi), resta ovviamente all’artista un margine assai vasto di libertà. Che di questa libertà Mattiuzzi poi si avvalga per purificare da scorie di retorica formale il linguaggio figurativo, piuttosto che per avventurarsi sulla strada dì una astrazione (più o meno complicata da riflessi ideologici e tecnologici) è fatto che non può pregiudicare l’attualità della sua esperienza pittorica. Al contrario invece mi sembra che la scelta di un’operazione nell’ambito della figurazione possa salvaguardare quell’equilibrio che scaturisce dalla costante affermazione dell’esistenza dei reale, equilibrio ampiamente compromesso da talune sperimentazioni condotte sul filo della più assoluta alienazione, matrice di susseguenti negazioni dell’arte stessa. Prendendo in considerazione le opere di Mattiuzzi potremo verificare la puntualità di quanto affermato.

 

 Se per le figure potremo avanzare l’ipotesi di una metafisica antelitteram, le cui “muse inquietanti”  esprimono significati ideali più che emozionali, per le composizioni come “Natura morta sul tavolo rustico”  e  “la Filosofia”    potremo prendere in considerazione persino una possibilità in confronto (quanto a moventi e risultati) con la pittura pop. La coscienza di un reale  “estraneo” e nel contempo  “familiare”, come termine di verifica e di dimensione dello umano, l’intuizione della necessità di trovare negli oggetti del reale quotidiano il mezzo di una comunicazione immediata identificano quella posizione di recupero del reale che si manifesta nella popart con l’apposizione dei mezzi concreti del reale e che nella pittura di Mattiuzzi si manifesta attraverso una rappresentazione nitidissima dei mezzi stessi (tanto che, specie nella natura morta, potrebbe notarsi quasi un invito alla fruizione obiettiva). Quello che più conta però è che gli oggetti esprimono una complementarità con l’umano, ne sono la già sottolineata dimensione vitale, senza la quale si rischia di procedere ad una riduzione all’io, densa di prospettive alienanti. A parte l’affermazione di questa tesi, di cui riconosco una certa audacia, riterrei che l’attualità dell’opera di Mattiuzzi s’esprime nell’originaria scelta di prospettive di libera ricerca, realizzate nell’ambito della figurazione. Una eventuale discordanza sulle possibilità di una nuova figurazione andrebbe esclusa ove si voglia conservare all’arte una funzione sociale (come affermato dalle più impegnate avanguardie critiche). la nitida poesia che contraddistingue poi le composizioni di Mattiuzzi è autonoma testimonianza di validità artistica, al di là di ogni considerazione di estetica teorica. 

Carlo Emanuele Bugatti 

da – Collana Protagonisti dell’Arte Contemporanea – Ancona 1970

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