Gustavo Mattiuzzi ed il padre artista Ernesto Mattiuzzi  a Venezia

 

… Chiunque deve ricevere soddisfazione per quello che produce, dall’operaio al più potente genio. La soddisfazione spinge in avanti e anima volontà e mente. Ma vole­te ammazzarmi, se vi dico che io provo soddisfazione solo per il fatto di leggere e di scrivere per me stesso?

Di una cosa sono assolutamente certo: morirò isolato e continuerò a scrivere e a leggere fina all’ultimo giorno della mia vita, e, comunque, fino a quando senti­rò il bisogno e le forze mi sosterranno.

E’ vero: nessuno conosce tutto quello che ho scritto, in centinaia, migliaia di fogli sparsi. Ma forse è meglio così. Se lo facesse, metterebbe troppo a fuoco la mia nullità. Desidero soltanto questo: che dopo la mia morte (potrei morire improvvisamente, come sul letto) almeno si conservino tutti questi insignificanti fogli e so­lo dopo averli letti e valutati, si decida di buttarli nel bidone della spazzatura.

L’amor proprio mi porterebbe a cercare fama, celebrità, più di quanto possa io riconoscere l’effettivo valore dei miei fogli. Ma questo è il miraggio narcisistico dell’amor proprio. Non devo ricercare proprio niente, mi devono bastare le soddisfazioni (seppure illusorie) che provo, dopo aver scritto o aver compreso e gusta­to un libro,un saggio, ecc.

19 Novembre 1986

Gustavo  Mattiuzzi  (1944 – 2016)

Figlio dell’artista Ernesto Mattiuzzi, laureato in filosofia, ha collaborato con il dipartimento di Filosofia dell’Università di Genova, con il Centro Studi Rosminiani di Stresa ed è stato inoltre membro del Centro Studi Sciacchiani. Insegnante di Lettere alle medie superiori, ha lasciato numerosi scritti filosofici e monografici.

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